In realtà, di perpetuo c'era poco. L'elettroforo, strumento nato per produrre cariche elettriche, se conservato in buon condizioni avrebbe potuto svolgere la sua funzione per qualche mese senza mai essere caricato.
Ma andiamo a vedere meglio cos'è.
È il primo esempio di macchina elettrostatica in cui la separazione delle cariche positive e negative avviene per induzione, ovvero quando le cariche elettriche libere di un conduttore immerso in un campo cambiano disposizione.
In che modo vengono separate le cariche?
Si carica negativamente il disco di ebanite viene strofinandolo con un panno di lana. Accostando lo scudo metallico, di cui si collega la faccia lontana a terra (anche toccandolo con un dito), si ottiene una carica indotta positiva capace di produrre una scintilla.
È formato da uno strato di contenuta in un piatto metallico, e da un disco metallico dotato di manico isolante (scudo). Lo strato di resina veniva caricato negativamente per strofinio (lo si può fare con un panno di lana); si poneva poi lo scudo a contatto con lo strato di resina.
Per induzione lo scudo si carica di segno positivo sulla faccia guardante la resina e di segno negativo sulla faccia superiore. Toccando con un dito la faccia superiore, le cariche negative si scaricano a terra e scocca una scintilla. Lo scudo rimane così carico positivamente.
Se si solleva lo scudo e si scarica l'elettricità positiva, si può disporre di nuovo lo scudo sullo strato di resina e ripetere le operazioni precedenti senza che la resina debba essere rielettrizzata (in luogo asciutto, lo strato di resina protetta dallo scudo poteva rimanere infatti carica per mesi). Fu per tale motivo che Volta chiamò l’invenzione elettroforo perpetuo.
Sul sito del dipartimento di fisica, alla pagina dedicata all'elettroforo, potrete vedere dei video esplicativi sul funzionamento, la descrizione e la spiegazione.
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